Bio

BIOGRAFIA DOMENICO SEPE

 Nato a Napoli il 7 dicembre del 1977, Domenico Sepe scopre la scultura all'età di 5 anni manipolando oggetti in legno e plastilina realizzando forme vicine alla realtà circostante. Scultore, pittore, scenografo, si è diplomato al liceo artistico nel 1995 e all'accademia di Belle Arti di Napoli nel 2001, allievo del maestro Giovanni De Vincenzo, attualmente è docente di ruolo abilitato di storia dell'arte, disegno ed educazione artistica, docente presso la libera accademia di belle arti di Nola.

Attualmente collabora con la Fonderia Artistica Ruocco dove realizza tutte le sue sculture a cera persa, principalmente in bronzo, ma anche argento e alluminio.

Ha collaborato con i grandi maestri di scultura come Augusto Perez e lavorato per le più storiche fonderie napoletane tra cui la Fonderia Chiurazzi, la Fonderia De Pietro e la Fonderia Artistica Napoletana.

Importante anche la collaborazione con la Fonderia Guastini di Gabellara (Vicenza) in occasione della fusione in bronzo dell’opera raffigurante Paolo Rossi.

Fornitore ufficiale della Real Casa Borbone Due Sicilie, presidente e ideatore dell’associazione culturale, Salotto Culturale Tematico.

Sepe guarda con attenzione la scultura del periodo ellenico e svolge diverse ricerche sulle avanguardie contemporanee, è in continua sperimentazione e realizza numerose opere, istallazioni e dipinti dall'informale al figurativo, utilizzando materiali diversi quali il ferro, l’acciaio, il polistirolo, il marmo, il legno, le resine e sopratutto l’argilla, ma il materiale che lo caratterizza maggiormente è il bronzo.

Domenico Sepe ha già realizzato diversi monumenti e opere pubbliche, toccando varie tematiche, dalla scultura sacra a quella commemorativa; le sue opere sono state posate lungo tutto il territorio nazionale, in diverse regioni, e in ambito internazionale (Spagna, Brasile e Argentina).

Tra le opere che più significativamente hanno caratterizzato il percorso artistico di Sepe, trovano particolare menzione  "Nassirya" (2004), “San Giorgio Martire” (figura equestre in bronzo, 2004), Busto reliquiario di “Sant'Antonio da Padova” (2005), “La benedizione di San Pio” (Orvieto, 2007), “Santa Rita da Cascia” (opera benedetta da Benedetto XVI, Brasile 2007), “San Francesco d'Assisi”(Teano, 2007), “Rita Levi Montalcini” (Afragola, 2015), “San Giorgio Martire” (monumento equestre benedetto in udienza privata da Papa Francesco in San Pietro città del Vaticano, Airola, 2015), “Vittoria Alata" (alta circa 6 metri, Sanremo, 2018), “Cristo Rivelato” (Collezione Ciccone, Napoli, 2020), “Fontana dell'amore” (Sassi di Matera, 2020), “D10S” (esposta all’esterno dello stadio Diego Armando Maradona, Napoli, 2021), “Giacomo Mancini” (Cosenza, 2022), “Allievo della Nunziatella” (Scuola Militare della Nunziatella, Napoli, 2022), “Paolo Rossi” stadio Menti di Vicenza marzo 2023. “La mano de D10S” (Monte di Procida, 2023), “Albert R. Cubby Broccoli” (produttore della saga cinematografica “007”, Carolei(CS), 2023);

 

 

MOSTRE

Una corposa serie di esposizioni che lo hanno visto protagonista sia in mostre collettive che in importanti esposizioni personali, nazionali ed internazionali.

Ogni mostra ha rappresentato un momento chiave nel percorso artistico e personale dello scultore, tra cui la personale alle Basiliche Paleocristiane di Cimitile (NA) nel 2003, la collettiva internazionale della 51° edizione del premio di pittura e scultura “Mario Brogiotti- Rotonda Livorno” nel 2003, la mostra personale presso il centro storico di Sondrio nell’ambito di “Scarpatetti arte 2005”, la partecipazione al concorso internazionale di Scultura di Spinetoli (AP) dal 2005 al 2008 e che lo ha visto vincitore nel 2006,  la mostra di scultura presso la Sala Gemito a Napoli nel 2006, la mostra collettiva PULCINELLA MACCUS, presso camera di commercio di Napoli, patrocinata dall’ente Provincia di Napoli, di cui risulterà vincitore, la mostra personale presso il museo civico del Torrione a Forio d’Ischia nel 2016, la mostra personale “Dal Principio al Principe” presso il Castel dell’Ovo (NAPOLI), in occasione del mese di maggio dei monumenti nel 2017, la mostra personale “Dal Principio al Principe 2.0” presso Palazzo Lancellotti (Casalnuovo di Napoli) nel 2017, la mostra personale “DIVINO” presso la chiesa del Purgatorio a Matera Capitale europea della cultura 2019, la mostra collettiva “Arte a Palazzo” presso il Palazzo Baronale di Torre del Greco nel 2020, la mostra personale “La Materia e L’Eterno” presso il Castel dell’Ovo di Napoli nel 2021 e che sarà riproposta presso la Basilica di San Giovanni Maggiore di Napoli  nel 2022, e in fine nel 2023 la mostra personale “Il Divino nel Tormento” ad Alezio presso il museo messapico della città, e Nardò presso la Chiesa di Santa Maria della Rosa.


RICONOSCIMENTI

 Medaglia d’oro Premio internazionale Ruggiero II il Normanno città di Afragola (NA), 2001;

Medaglia d’oro, ricevuta dal comune di Ospedaletto (AV) per il monumento pubblico realizzato ”L’orazione di Padre Pio”, 2002;

1° classificato al concorso internazionale di Scultura di Spinetoli (AP) nell’ambito della mostra - concorso internazionale di Scultura di Spinetoli (AP), 2006;

1° classificato mostra collettiva PULCINELLA MACCUS nell’ambito della mostra - concorso PULCINELLA MACCUS. Ente provincia di Napoli, 2009

Premio “città di Avellino” con segnalazione di merito nell’ambito della mostra internazionale di arti visive di Avellino (2009);

Riconoscimento al 1° trofeo memorial M.B.Madonna dall’U.C.A.I unione cattolica artisti italiani nell’ambito della mostra internazionale di arti visive1° trofeo memorial M.B.Madonna (2010);

Riconoscimento della giuria premio “Alfonso Gatto” nell’ambito della mostra internazionale di arti visive premio di pittura e scultura Alfonso Gatto, nella cripta della Anglican Church all Saints Roma (2010);

Premio Internazionale Alla Carriera “Giuseppe Cascella”,2012;

PREMIO SAN GIACOMO tutore del patrimonio e delle tradizioni vesuviane, 2012;

Città di Viterbo premio “F.Petrarca”, 2012;

Premio AMBASCIATORE DEL SORRISO, 2015-2016;

Premio Humanitars, 2016

Premio Carlo Levi, 2020

Premio Bronzi di Riace 2023 presso il Palazzo Reale di Napoli

 

MEMBRO COMMISSIONI UFFICIALI E DIREZIONI ARTISTICHE

 1999 Curatela mostra “Tocco tra arte e realtà” mostra di arti visive, ideatore e curatore;

2003 Membro della commissione giudicatrice del premio internazionale Città di Afragola Ruggero II il Normanno;

2004 Membro della commissione giudicatrice del premio internazionale Città di Afragola Ruggero II il Normanno;

2005 Membro della commissione giudicatrice del premio internazionale Città di Afragola Ruggero II il Normanno;

2005 Membro della commissione giudicatrice del premio internazionale Giovanni Paolo II;

2004 membro del comitato d’onore e riconoscimento ufficiale della manifestazione dell’arma aeronautica “monumento all’aviatore”per la cartolina celebrativa, Afragola (NA);

2009 agosto. Membro della commissione giudicatrice, manifestazione “A cortile aperto”, rassegna di opere teatrali;

 

SCULTURE – PREMIO

“Donna Danzante”  Per Il Premio Internazionale “Traleparoleel’infinito”;

“Diritti Alla Salute Negati Per I Cittadini Reclusi Nelle Carceri Del Nostro Paese “;

“GUARDIA DI FINANZA Di NAPOLI” Caserma Di Casalnuovo Napoli;

“SEZZE” Medaglia In Bronzo, Nell’ambito Del Premio D’arte CGIL Sezze;

Premio Masaniello;

Premio Cardinale Sepe;

Premio ambasciatore del sorriso;

Premio amici di Ischia Museo civico del Torrione;

Premio Brodkj Museo civico del Torrione;

Premio Paestum;

Premio corti Sonanti;

Premio Scugnizzo;

Premio per sempre Diego;

Premio Pistrice città di Positano;

Premio Annibale Ruccello;

 

OPERE PRESSO MUSEI

“La Valtellina” museo di storia Valtellinese Sondrio;

“La Lavandaia” museo di scultura contemporanea di Spinetoli AP;

“Leonardo” museo di scultura contemporanea di Spinetoli AP;

“Alzarsi senza tempo” museo di scultura contemporanea di Spinetoli AP;

“Icaro caduto” figurativo museo di scultura contemporanea di Spinetoli AP;

“Icaro caduto” contemporaneo museo di scultura contemporanea di Spinetoli AP;

“L’inganno” museo di scultura contemporanea di Spinetoli AP;

Poli liturgici, fonte battesimale, tabernacolo e base del cero pasquale, presso la chiesa del Crocifisso di Ortanova Fg;

“Cristo Rivelato” presso la Cappella Pappacoda di Napoli;

 

SCENOGRAFIA:

Sepe realizza diverse tipologie di scenografia da quella sperimentale a quella tradizionale, lavorando presso alcuni dei più importanti teatri di Napoli.

Teatro Cilea, Trianon, Teatro TOTO’ Napoli, Gran San Carluccio, Teatro delle Palme, Teatro Acacia Napoli, Teatro Augusteo, Teatro San Ferdinando.

 

VIDEO - CORTOMETRAGGI

“CITY DESERT” produzione indipendente anno 1999

“CITY CREATIVE” produzione indipendente, esposizione in Accademia di belle Arti anno 2000

PERDONA LORO 2015

DIVINO 2019

L’ETERNO E LA MATERIA 2020

 

PRESS

L’artista, nel suo percorso artistico e culturale, ha richiamato più volte l’attenzione di giornali e riviste d’arte nazionali ed internazionali. Hanno scritto di lui: L’Osservatorio Romano, Corriere della Sera, Repubblica, Il Mattino, Fanpage, Sky, Rai, Fox, Ansa, Clarìn, Il Tirreno, Boè, Informare, Credere, Exibart, Artribune, V.O.G.U.T 5;

Diverse anche le pubblicazioni su cataloghi d’arte quali Grandi Maestri, Arte Moderna Mondadori, Avanguardie Artistiche.

Nel 2021 Cervino Editori pubblica “La Materia e l’Eterno, Domenico Sepe”, opera di Daniela Marra che fa un viaggio nell’ opera dello scultore tra storie, luoghi e gesta.

In ultimo, nel 2023 Rubbettino Editore edita “Giacomo Mancini, la scultura di Domenico Sepe”, (a cura di Daniela Marra) racconto dell’opera monumentale inaugurata a Cosenza il 2 giugno 2022.

Il poeta della materia di Daniela Marra

Immedesimarsi nell’antico appropriandosene, consacra l’artista Domenico Sepe poeta contemporaneo della materia. Scolpire l’anima prima del corpo è la sfida d’arte con cui si confronta e da cui vittorioso ne emerge: domina l’ineluttabile, la fine terrena, la caducità, attraverso un divino soffio vitale che libera dalla materia. Il rinascimento contemporaneo dell’antico di Domenico Sepe sboccia in una sovrapposizione di linguaggi classici e anticlassici insieme che partecipano di un’incessante pulsione verso l’eterno; i soggetti tra il sacro e il profano vivono di una tensione espressiva che rapisce estaticamente lo sguardo e la materia si fa’ culla dell’invisibile in un gioco sensuale di luci e ombre.

Tra terrecotte, bronzi, resine e metalli prendono vita le sculture più mature dell’artista, che confluiscono nella mostra personale “Divino”(2019) presso la città eterna di Matera, dove il divino viene narrato soprattutto attraverso il percorso della figura di Cristo rappresentato in diverse sculture, connotate da un intenso realismo emozionale, tra espressioni forti di passione, sofferenza ma anche speranza in una dimensione umana e sacra. Ai soggetti propriamente religiosi si affiancano i gruppi scultorei che traggono ispirazione dalla mitologia, dalle passioni e dall’iconografia sacra. Mosè, Zeus, la Sibilla, pur raccontando storie diverse, vivono della stessa tensione psicologica nei lineamenti, di un tale pathos espressivo che rende le sculture non solo vive ma vitali. La coppia angelica Divino Tormento e Divino Segreto guida ed illumina il viaggio psicanalitico dentro e fuori di sé che muove dall’espressione, rivelando storie di passione e trasfigurazione attraverso l’abbandono: dal tormento all’estasi, dal segreto all’enigma divino si disvela la storia eterna dell’anima. Stupiscono le velature di Lilith e Velata Napoli, retaggio tecnico di Sammartino e Corradini e tanto apprezzate da Canova, che pur nascondendo le forme le rendono più visibili e drammatiche. Le opere di grandi dimensioni, esemplificate dal monumento di San Giorgio martire e la Vittoria Alata, prediligono la fisicità legata al gesto espressivo che si fa interprete delle emozioni e dei sentimenti. Non è un caso che Domenico Sepe utilizzi nella creazione delle sue opere una tecnica antichissima, la fusione a cera persa, che rende il bronzo vuoto, un’apertura originaria al divino, sede prescelta dell’anima, il vuoto pieno dell’assoluto. L’artista evoca il divino entrando in comunione con esso nel suo luogo prediletto: la sacralità. E senza rinnegarne il lato oscuro, quello più in ombra, velato, sensuale, passionale e tormentato abbraccia tutta l’anima del mondo, in un movimento continuo dal mito alla coscienza, dalla religione alla vocazione personale.



Quando la fisicità è monumentale di Angelo Calabrese

Il modellato plastico rispecchia la sentita fisicità, proposta nel respiro di un monumento, che nello spazio adeguato alla concreta comunicazione chiarifica la sostanza dell’esperienza, impersonata proprio in quel protagonista o in quella dimensione connotativa.

Domenico Sepe media con naturalità l’essenziale e la ricercatezza, sicchè l’impianto generale si precisa in una particolare essenzialità in cui l’indicazione di senso e il narrato, come s’usa dire quando la forma è pervasa da realistica energia, si caratterizzano nel contenuto. “Il blocco” plastico-energetico si evidenza pertanto densamente animato dalla drammaticità di cui è pervaso, come nel suggestivo monumento dedicato ad Agusto: l’autenticità dell’immagine assume rigore fondativo per la comunicazione rigorosamente avvertita.

Talvolta emergono cenni di rottura con il richiamo figurativo, ma l’impronta della forte lezione classica e la scelta della fisicità, arzigogoli mentali, prevalgono a vantaggio della più agevole comprensione. Sepe è un giovane artista che sa rendere le masse poderose alla giusta dose degli equilibri e soprattutto si relaziona alle epifanie vitali sempre nel senso della misura mai perduta di vista, senza compiacimenti, badando soprattutto che la complessità della ricerca sia animata da un discorso unitario. C’è una sua scultura,quasi “ritratto”di un mastino napoletano che vigoreggia d’espressività nelle tensioni volumetriche e intanto non presenta spazi inerti.

Questa non sottovalutabile prerogativa la ritroviamo nelle interpretazioni del sacro, come in qeuella “madonna del Carmelo” essenziale e vigorosa nella avvertita composità.

Domenico Sepe è uno scultore che raffina i ritmi calibrati; sa sottolineare e sottrarre con l’arguzia che gli deriva dall’amore del vero, reso palpabile tra pieni e vuoti con accenni alle irruzioni dell’emozione che diventa la chiave interpretativa dopo l’impatto diretto con l’opera d’arte. E’ doveroso ribadire e sottolineare la vocazione monumentale connotatura a questo artista sensibile, tenace, dominato dai suoi pensieri e dai colloqui allo specchio: tutte le sue operesi chiarificano in vigore di sentire e immediatezza di comunicazione.


Il Neo Fidia di Neapolis di Antonella Ventura
Affonda le sue radici artistiche nella vastità dell’immenso patrimonio culturale, filosofico e architettonico della Magna Grecia l’opera di Domenico Sepe, che respira l’estasi del trasporto emotivo, la plasticità e soprattutto, cosa ancora più rara ai nostri giorni, la grandeur della dimensione artistica della sua opera.
Testimone di un concetto universale di bellezza, ne esprime attraverso diverse materie prime una forma figurativa a-temporale quasi sempre a suffragio di un classicismo religioso mai recondito o nascosto, bensì magnificente per linguaggio e plasticità.
Sono questi gli elementi che consacrano Domenico Sepe un artista per i nostri tempi cosi privi di tecnica-arte, un emissario assoluto del neoclassicismo, ove la conoscenza rarefatta di metodo, principii, geometrie e materia lo collocano di fatto nell’olimpo degli scultori neoclassici europei.
Opere come templi, templi come rifugi da un dissacrante concettualismo del nostro tempo ove l’uomo non celebra più la bellezza, la vita, ma la noia, la morte.
A questo Domenico Sepe reagisce con una energia propulsiva liberata dalle sue opere grandi che incarnano il pensiero positivo di “sofia”. Opere che domano materie prime dal marmo al bronzo, dal bronzo alle crete, fino alle resine e in ognuno vibrano di un dinamicità e uno spazialismo armonico e strutturato rispettando i quattro elementi fondamentali.
E’ naturale quindi nel visitare la sua opera astrarsi dal tempo e compiere un viaggio di secoli e millenni che dalla Napoli sotterranea, dove vive e lavora, arriva alla Magna Grecia, Siracusa fino alla costa ionica per riemergere dalle coste dell’Egeo parlando a un novello Nessuno.
Nessuno dei nostri giorni è un ignaro visitatore che davanti all’opera di Sepe può ancora naufragar senza meta.
Al contempo però davanti al suo Cristo aperto, con le braccia aperte al mondo, il visitatore può ritrovare un equilibrio perfetto in armonia tra il cielo e il creato, un’ascesi tra arte e spirito praticata da Domenico Sepe perfettamente cristocentrica.
Domenico Sepe per la vastità della sua opera e della sua ricerca sarà presente con una sua personale a Matera con diverse sue opere dai bronzi, ai marmi, alle resine mostrando il prezioso lavoro di ricerca della forma nelle materie prime da lui esercitato.
L’artista napoletano omaggia Matera Capitale della Cultura Europea 2019 con un’opera straordinaria “il Cristo a braccia aperte” come simbolo salvifico dell’uomo occidentale che dal sud al cuore della grande madre Europa pontifica l’uomo per l’Uomo.


Di Immacolata Marino
Delle sculture di Domenico Sepe vorrei prima di ogni altra cosa evidenziare la singolare e ormai rara rifinitura. In un tempo in cui tutto tende al sempre più effimero, caducità e indecisione sembrano fattori predominanti, nel quale spesso un ferro ossidato o un cumulo di rifiuti possono fare scultura, Sepe con caparbietà presenta opere nelle quali il modellato plastico non è truccato, dove ogni massa ha un senso e una sua ragione.

Le sue opere nascono prevalentemente dallo studio delle forme della natura e, soprattutto, del corpo umano. In esse è peculiare l’ispirazione all’arte dell’antica Grecia, che rappresenta il punto di partenza per conseguire un’espressività autonoma, che non scade mai nel didascalico e nell’ovvio. Si veda, per esempio, il San Giorgio Martire; sarebbe errato leggere quest’opera come un semplice “ritorno” al classico. Infatti, se è inconfutabile il fascino esercitato su Sepe dalla grande scultura del passato, è altresì presente un interesse compiutamente contemporaneo verso le condizioni emozionali e la rappresentazione degli stati dell’animo dell’uomo del nostro tempo. L’artista modella figure, nudi perfetti, al punto da evocare vertiginose profondità classiche e sensibilità rinascimentali, ma alla concezione eroica ed olimpica dei corpi associa l’esplorazione delle condizioni esistenziali, l’indagine delle emozioni, l’attenzione alle interiorità psichiche. Nascono così sculture di superba maestria tecnica specchio di una condizione umana in equilibrio precario fra azione e inerzia, pensiero e distacco, colti nell’attimo della “concentrazione”, dell’ “ascolto”, della “disperazione”.

Sono figure bloccate nella materia nei momenti della loro solitudine o, più semplicemente, sorprese nell’intimità del riposo come in Risveglio.

Inoltre Sepe giunge ad esiti di straordinario realismo psicologico quando è chiamato a cimentarsi nella ritrattistica, si vedano il Giovanni Paolo II, il Don Giustino M. Russolillo, il Dante Alighieri, etc. In questo caso si sofferma su particolari di grande realismo nella resa del volto, del corpo, dei muscoli e , nel contempo, raggiunge una straordinaria penetrazione psicologica del personaggio.

Le sue sculture sia che trattino temi laici o sacri hanno la forza di stabilire un immediato rapporto intimo con lo spettatore, che osservandole cerca di penetrare il mistero e goderne l’armonia, quasi a rivivere le emozioni inafferrabili dell’artista che le ha plasmate.

Il messaggio è chiaro. L’artista non cerca facili consensi e non vuole assolutamente meravigliare l’osservatore. Domenico Sepe è se stesso: spontaneo; vuole toccare non solo la mente ma soprattutto l’anima di chi osserva.


Di Adriana Dragoni

Può darsi sia stato Condircet l’iniziatore del progressismo. Infatti l’intellettuale francese definì il tempo come una semiretta che rappresentava il futuro. E il passato? Si sognava cancellarlo. Così fece, si uccisero quelli che sembravano impersonarlo e fu la Révolution del 1789. Ma il passato ritorna. In arte cancellato il cui recente, ci si rifece a un passato più antico. E fu di moda il Neoclassicismo (a capo). Adesso si ritrova a un ieri ancora più remoto. Cercando di imitare artisti molto più grandi, si ricorre al primitivismo o addirittura alla distruzione della stessa presente realtà in una sorta di “distruzionismo“, da cui non sorgerà futuro.

Il giovane artista Domenico Sepe, da vero anticonformista, non segue questa moda. Ma recupera le forme tradizionali e con esse i sentimenti, i pensieri, l’humanitas che rappresentano, dimostrando un intelligente comprensione della storia e una profonda esperienza delle tecniche artistiche, di cui si serve per esprimere una sua positiva energia insieme a un suo non ordinario talento. Sepe si cimenta nella pittura a olio, nell’affresco e nella scultura, dove sono notevoli la sicura saldezza delle forme e il vibratile movimento delle superfici.

La sua opera preferita? Un suo San Giorgio a cavallo. Il suo modello ideale di scultore? Augusto Perez.

Pur giovanissimo, Sepe è già un maestro nel suo atelier insieme ai suoi allievi, realizza opere dense di significati, non seguendo effimere mode, conserveranno un loro non effimero valore.


Domenico Sepe:  verso l’eterno… di Daniela Di Maso

L’artista Domenico Sepe ha saputo unire i diversi linguaggi artistici realizzando opere davvero sorprendenti, sia dal punto di vista tecnico, sia per le loro capacità di suscitare emozioni. Nelle sue sculture realtà e emozioni si fondono, le figure appaiono come meravigliose in quanto sembrano vere… realmente vive. Tra le sue opere più emergenti spicca il Cristo, che mostra uno dei caratteri fondamentali dello stile dello scultore: il realismo. Si osserva come l’artista Sepe ha scolpito il corpo ormai senza vita di Cristo, obbedendo ad un’intima vocazione religiosa e ai sentimenti, con tecnica e abilità straordinarie rendendolo con grande pathos. La storia artistica parte dagli anni di formazione presso la propria bottega, dove egli ha realizzato le sue prime sculture, quali statue, monumenti commemorativi-funebri e busti-ritratti, esprimendo l’essenza e l’anima dell’artista che in essi effonde e risplende. Sepe realizza le sue opere lavorando l’argilla e fissando  con la fusione nel bronzo i volti contratti dalla tensione e concentrati nell’azione. Opere come la Vittoria Alata, svelano il suo spirito innovatore, attento alla raffigurazione dell’azione e dei sentimenti, ricordando le figure delle Nikai della scultura greca ellenistica. L’artista ha fatto dello studio della figura umana e della ricerca anatomica la sua ossessione, facendo risorgere i corpi attraverso le sue opere. Tale adorazione mistica dell’uomo è più volte esaltato come affermazione di una diretta continuità fra passato e presente al fine di rinnovare la grandezza dell’età classica. Sepe, essendo una personalità vigorosa, finisce per reagire con violenza ai modelli classici con un gioco di luci e ombre, passione e una velata sensualità. Le sue opere rappresentano l’anima imprigionata nella materia che attende la sua liberazione. Nelle sculture appare evidente il tipico atteggiamento morale dell’artista, una pensosità nutrita di riflessione, una tristezza pervasa di sgomento, ossessionata dallo scorrere del tempo, dall’idea di morte combattuta da una lotta interiore verso l’eterno…Sepe un artista straordinario che crea dall’argilla al bronzo, dal modello all’eternità.


DOMENICO SEPE

«Eraclito disse: “Entrate senza timore, anche qui ci sono gli dei”. La frase riproduce lo spirito classico secondo cui “tutte le cose sono piene di divinità”. L’opera “Divino Tormento” è un’esperienza estatica, perché conduce l’osservatore fuori dei propri sensi verso una dimensione più grande. L’osservazione va intesa come sentire, percepire, captare, il che mostra come ogni vera esperienza estetica rimandi alla percezione della realtà al di là dei sensi comuni e che per questo fa uscire da sé, come in un estasi.

PAPA FRANCESCO
PAPA FRANCESCO
VITTORIO SGRABI
CARDINALE CRESCENZIO SEPE - VINCENZO SALEMME
PIERA LEVI MONTALCINI
LINA SASTRI
SAL DA VINCI
LUIGI DE MAGISTRIS SINDACO DI NAPOLI
GIANFRANCO GALLO
ANTIMO CESARO, Sottosegretario di Stato al Ministero dei beni e delle attività culturali
Angelo Forgione